Oro, argento, bronzo, e altre leghe sono i metalli che nel corso delle epoche hanno dato vita alla lunga e affascinante storia delle medaglie. Una storia in cui il metallo è protagonista.
Dapprima, e probabilmente tra le prime volte, le medaglie ebbero ampia diffusione nell’antica Roma. Venivano usate per riconoscimenti di vario genere, spesso militare, e più che altro per fini propagandistici.
Fu però in epoca rinascimentale che le medaglie tornarono nella vita pubblica. Questo lo si deve all’opera di Pisanello, che coniò la celebre medaglia di Giovanni VIII Paleologo, ancora oggi perfettamente preservata in numerosi esemplari. Era il 1438 e grazie alla sua fortunata diffusione, da quel momento in poi furono in molti a coniarne altre nel corso della storia. Fino ai giorni nostri.
Fino ai giorni delle olimpiadi di Tokyo 2020. In cui le 5 mila medaglie, progettate da Junichi Kawanishi, sono state realizzate con metalli riciclati – ricavati da oltre 75 mila dispositivi elettronici.
Anche se provenienti da materiali di riciclo, le attuali medaglie olimpiche sono pur sempre preziose. Il metallo è metallo, conserva sempre le sue proprietà e caratteristiche.
Tuttavia, non potranno mai essere come quelle in oro massiccio che furono realizzate solo per le olimpiadi del 1904, 1908 e 1912. Da quelle edizioni in poi, le medaglie avranno infatti solo una piccola percentuale di oro puro al loro interno. Almeno 6 grammi per la precisione. Tutto il resto sarà argento.
Ovviamente il significato di una medaglia sportiva va ben aldilà della sua composizione.